Nelle leggende monferrine sempre presente la figura di Mayno della Spinetta, il famoso bandito alessandrino che fu il terrore dei ricchi possidenti, la perenne minaccia ai francesi occupanti e lo spauracchio dei viandanti facoltosi.
Mayno nacque a Spinetta attorno al 1784, non ancora ventenne sposò una compaesana, Maria Cristina Ferraris, dalla quale ebbe due figlie.
Come molti giovani dell’epoca Mayno disertò la chiamata alle armi da parte dell’esercito francese che aveva occupato il Piemonte considerato dalle popolazioni di campagna antireligioso e antimonarchico.
Ben presto Mayno divenne da disertore a bandito, cacciato dai poliziotti transalpini insieme agli altri giovani disertori, ed intraprese una vera e propria battaglia con l’occupante francese durata 3 anni.Il suo nome fu sinonimo di pericolo per i francesi, i ricchi e le spie.Siccome il brigante grazie alla sua astuzia riusciva sempre a fuggire a tutti gli agguati e le trappole che gli tenevano può essere definito la ” primula rossa monferrina”.
La sua vita seduceva i giovani, che correvano ad arruolarsi nella sua banda l’entusiasmo tipico dei giovani ventenni, ma molti finita l’infatuazione a causa della vita dura e la disciplina ferrea a cui dovevano sottostare si ritiravano lasciando il posto ad altre nuove leve, resistevano solo i pi convinti e coraggiosi che costituivano il nucleo della banda.
Nel 1806 tradito da uno dei gregari che si era ritirato dalla banda, fu preso in trappola in casa di un parente e ucciso da una scarica di fucile e da una serie di colpi di sciabola ed in seguito il cadavere sfigurato venne portato sulla pubblica piazza di Alessandria per essere schernito dalla popolazione e come monito per chiunque si volesse ribellare al potere francese..
Con la sua morte nasce la sua leggenda, che lo vede ritratto in modo pi romantico e con occhio indulgente per quanto riguarda le sue imprese di bandito.Nella leggenda mayno viene descritto come un simpatico eroe, un campione di cavalleria e di generosità ma la realtà fu ben diversa.
La leggenda narra che Mayno si recò ad un colloquio privato con Napoleone I, nella villa di Monza, per trattare la cessazione dei suoi attentati contro i soldati francesi in cambio di un condono delle sue malefatte, ma con esito negativo perché l’imperatore dei Francesi non volle estendere l’impunità anche ai componenti la banda.
Di Mayno della Spinetta sono famose alcune emblematiche rapine ai danni persino del papa Pio VII a cui per, in base a quanto si evince da un documento rinvenuto nella sagrestia di una parrocchia monferrina, il bandito restituì la metà della refurtiva; oppure la rapina detta da mezzo milione di franchi, che si concluse con la morte del derubato, un funzionario di banca proveniente da Parigi, che Mayno volle sfidare a duello.Per alleviarsi la coscienza si recò da un prete notoriamente bisognoso e gli offrì 8000 franchi per i poveri della parrocchia.
Ma al di l della sua leggenda che comunque non narra le gesta di un eroe ma quelle di un brigante che, anche se rifiutò di unirsi alle bande dei briganti calabresi perché si riteneva soprattutto un patriota, uccise per rubare e non per motivi politici.
Mayno la cui figura si può paragonare al bandito Giuliano anche se diversi sono i tempi storici dei due personaggi, come differenti le cause e le vittime, rimangono comunque uguali i delitti, le rapine e la fine, insomma Mayno della Spinetta rimane un bandito e niente di più.