Giovanni Battista Boetti nacque il 2 giugno 1743 a Piazzano Monferrato vicino a Castel San Pietro frazione del Comune di Camino.
La sua infanzia non si può dire che sia stata felice perché caratterizzata dalla perdita in giovane et della madre e dalla lontananza dalla sua famiglia perché passò dall’età di 7 anni fino a 15 la sua infanzia in collegio e crebbe malinconico e sognatore.Al compimento dei 15 anni lasci il paese natio ed il collegio recandosi a Torino per proseguire gli studi che lo avrebbero accompagnato ad intraprendere il percorso per diventare medico come aspirava il padre a differenza del suo desiderio di divenire avvocato.Questa pianificazione del suo futuro lo indusse a scappare dal collegio, fuga che le costò l’arresto e l’accettazione del compromesso per riavere la libertà di finire gli studi di medicina. Ma il desiderio di avere una vita tutta sua lo indusse a scappare di nuovo e questa volta definitivamente.
Dopo diverse disavventure in cui conobbe anche la fame, giunse a Loreto dove lo colse una profonda crisi spirituale tale da indurlo ad indossare l’abito religioso dei frati Domenicani e a prendere i voti.
La sua missione lo portò a Mossul una città presso le rovine di Ninive, durante il lungo viaggio il Boetti apprese molto bene la lingua araba tento che era in grado di usarla nelle prediche pubbliche.Volendo forse imitare il grande riformatore, Gerolamo Savonarola, fu molto severo nel condannare i costumi degli abitanti del luogo e ciò deteriorò i rapporti con gli stessi che chiesero il suo allontanamento.
Rimpatriato venne a Roma dove non fu neanche ricevuto dalle autorità religiose preposte alle attività missionarie ne fu accolta la sua richiesta di intraprendere una crociata a favore della chiesa nei paesi orientali.Questo rifiuto lo indusse a disubbidire all’invito di rientrare in convento. Tornato in Oriente si diede da fare per riunire in una sola famiglia religiosa i credenti e gli scismastici.
Nel frattempo aveva imparato la lingua turca e trasferitosi prima a Costantinopoli e poi a Trebisonda dove ottenne l’amicizia del Pasci, riuscì a muoversi con facilità tra la Georgia, la persia e la Siria. Nella sua mente prendeva corpo il progetto di conquistare con le armi quei paesi alla fede di Cristo. Per ottenere un appoggio al suo progetto fece tentò nuovamente di ottenere udienza presso le autorità religiose romane, ma temendo di venir imprigionato rinunci alla richiesta di udienza pontificia e fuggì all’estero. A Vienna lo raggiunse un severo ordine del suo superiore che gli intimava di rientrare in convento, demoralizzato dal fallimento dei suoi tentativi di far capire le sue ragioni, dopo un soggiorno nel convento di Vienna rientra in Italia e precisamente nel convento di Trino.
Nella mente dell’indomito frate l’idea di una crociata religiosa in terra d’Oriente non si era data pace e quindi ricomincia ad errare in Francia, Spagna, Inghilterra, Germania ed in Russia dove inutilmente tenta di convincere la regina Caterina.
Dal momento che suo progetto veniva deriso e respinto da tutti, egli torna a Costantinopoli, approfittando della ingenuità e creduloneria delle popolazioni del Kurdistan si proclama profeta riformatore e subito attorno a lui si riunisce una folla di fanatici che il singolare frate organizza in un esercito. Da profeta a condottiero il passo breve, ed alcune vittorie sui piccoli visir ribelli al potere di Costantinopoli gli permettono di conquistarsi l’appellativo di “Mansur il Vittorioso “, questo l’inizio della sua fama che lo porta a formare un grosso esercito ed a conquistare un potere sempre maggiore.
Il fatto di essere diventato un uomo potente fa s che Costantinopoli lo tema e cerca di farselo amico.Intanto il frate sempre in attesa del riconoscimento da parte della curia romana dell’idea di intraprendere una crociata religiosa in terra d’oriente con la conquista della Turchia ma nessuno accoglie il suo appello.
Intanto in modo inaspettato il suo segretario ( probabilmente una spia del sultano ) si reca a Costantinopoli portando con s il diario di Boetti, dove vi annotata tutta la storia della sua vita ma anche il suo progetto segreto.Il governo turco che già lo temeva apprende le vere intenzioni del frate e gli invia subito il suo esercito contro, ma Boetti che non certo uomo che si intimorire, attacca e esce vittorioso dalla contesa a Smirne, forte della vittoria muove contro Costantinopoli ed il Sultano temendo la sconfitta gli offre il perdono in cambio di una campagna contro i Russi. Boetti accetta e conquista l’Armenia, il Caucaso,la Georgia, il Kurdistan e la Circassia per 6 anni il padrone invincibile di quelle terre.
Convinto che questa nuova situazione possa far cambiare atteggiamento a Roma nei suoi confronti rincomincia a sperare con forza in un segno da Roma ma deluso per il silenzio delle autorità religiose Romane, si scoraggia, trascura il suo esercito che diviene indisciplinato ed evita le battaglie per le razzie indebolendosi e permettendo all’esercito russo di batterlo con facilità.
Boetti preso prigioniero condotto dinnanzi all’imperatrice Caterina che rammenta il colloquio avuto con lui anni addietro, lo ascolta, lo compatisce e lo lascia libero. Con la libertà gli concede pure una pensione e Boetti si stabilisce nella città di Solewesk sul Mar Nero e qui muore ospite di un convento di Armeni cattolici.
Molti storici lo ricordano in modo diverso chi positivamente altri lo descrivono come un pazzo ed un avventuriero.Noi preferiamo citare il giudizio di un medico divulgatore dell’antropologia criminale in Italia, Cesare Lombroso.
Egli afferma che il monferrino fu un Napoleone mancato, un condottiero al quale venne meno la fede ed a cui non fu propizia la sorte.sicuramente il Boetti non fu un disonesto, mai pensò come altri, condottieri di ventura, di accumulare una ricchezza personale. Il suo sistema di vita fu quello di un uomo probo, non bevve mai vino ne liquori, mangiò solo legumi e disdegnò la compagnia femminile. Era un idealista ed un sognatore dotato di un forte carisma che gli permise, pur non possedendo nozioni di organizzazione e tattica militare fu in grado di guidare un esercito di 8000 soldati.