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Folklore Monferrino – Tradizioni del Monferrato

Posted by admin on 1 Aprile 2015
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  • Folklore Monferrino – Tradizioni del Monferrato

 

  • Il termine folfkore deriva dall’unione di due antiche parole sassoni FOLK = popolo e LORE= sapere, che vuol dire non solo il sapere del popolo ma anche la scienza che se occupa.
    Per poter dire di conoscere approfonditamente un popolo bisogna studiarne il folklore, comprenderne le usanze, i costumi e le tradizioni.
    Tutto quello che ha origine dalla fantasia,dall’intelligenza,dall’amore e dal dolore di un popolo e sempre un materiale di notevole interesse.
  • Per quanto riguarda lo studio del vernacolo monferrino dobbiamo ricordare il nostro Vittorio Alfieri che fece uno studio filologico sulle voci e sui modi toscani con la corrispondenza dei medesimi in dialetto piemontese.
    Ma non solo gli artisti traggono materiale dalla vita di un popolo ma anche il giurista osserva le consuetudini del popolo per costituire il fondamento naturale del diritto.
    Fondatore della scienza del folklore fu un filosofo, il famoso Gian Battista Vico che nella sua opera Scienza nuova afferma la dipendenza del pensiero contemporaneo dal valore dell’origine della natura e dei costumi dei vari popoli, praticamente dal materiale folkloristico che egli chiama ”rottami d’antichità”.
    Per i motivi summenzionati possiamo dire che nelle poesie, nei proverbi, nelle leggende e nelle fiabe possiamo trovare l’anima semplice ed onesta, il cuore forte e gentile dei Monferrini.
  • Parlando del dialetto monferrino dobbiamo dire che esso diviso in varie parlate, quasi ogni paese ha dei modi di dire diversi, conta vocaboli coniati sul posto o derivati da altri di valore comune alcune di chiara derivazione latina.
    E giusto precisare che il Monferrato trovandosi tra la Ligura, la Lombardia ed il resto del Piemonte ha assorbito elementi liguri, lombardi e persino stranieri.
  • Qui di seguito alcuni esempi di parole in dialetto monferrino:
    Marmau= briganti; cici= maiale; canva= cantina; an toc ad po’= un pezzo di pane;
    melia= meliga, granoturco; crep= caduta rumorosa; masn= bambino; furvia= briciola
    lch= pazzo, stupido; gadan= scimunito; nargion= moccioso; rstu= un buon a nulla, malaticcio;
    smorb o smurbion= schizzinoso, incontentabile; mustra= orologio; culandar= confetto
    stupn= turacciolo; crov= cadere delle foglie; crva= chi muore di desiderio per un oggetto od altro; a manimn= a rischio; mesdabs= falegname; te un ciapot= sei un buono nulla;
    scarpntaia= scarmigliata; patan= nudo; sbui= una paura improvvisa; rbi= bigoncia;
    mils= gomitolo; alv= lievito; calisu= fuliggine; sars=rammendare; rusnent=rugginoso;
    rsu= ruggine; anv= uccello o altro animale giovanissimo; bren= crusca; losna= lampo;
    arsent= risciacquare;
  • I giorni della settimana:
    duminica= domenica ; lu-nes= luned; martes= marted; meru= mercoled; giobia= gioved;
    vener= venerd; saba= sabato.
  • Alcuni proverbi campagnoli:
    Al caod dal lanseu la fa ne boii al pare= il caldo del lenzuolo non fa bollire il paiolo;
    La neuc l’ la mari di pens= la notte la madre dei pensieri;
    Vanta scav ‘l pos prima d’avei sei= bisogna scavare il pozzo prima di aver sete;
    Pansa veuia la rasona nen= pancia vuota non ragiona;
    Trot d’aso al dura poc= trotto d’asino dura poco;
    As ciapa pu prest in busard che ‘n sop= si piglia pi presto un bugiardo che uno zoppo;
  • Una citazione si meritano i saggi di poesia dialettale monferrina, che sono espressione dei sentimenti profondi del popolo, sono il loro sfogo sentimentale.
    A se stante si pone la sacra rappresentazione di ” Gelindo “, l’ingenua ma suggestiva e poetica leggenda scenica del candido pastore monferrino che parte alla volta di Betlemme e l incontra Ges bambino, la Madonna e S. Giuseppe. La rappresentazione nata 4 secoli fa nei paesi dell’alto Monferrato certamente una delle pi belle storie di Natale di tutta la letteratura popolare italiana.
  • Una delle caratteristiche della nostra gente certamente il profondo senso dell’ironia delle cose, che sfocia nella satira, nella burla, nella critica umoristica.
    In alcuni paese dell’Alto Monferrato questo senso dell’ironia delle cose e delle persone, ha originato la ” busin” : uno scherzo in prosa ed in rima che tocca ogni ceto ed ogni età.
    La ” busin” parla di tutto, del fidanzato tradito, del marito avaro, della suocera cattiva, del padre terribile, dei negozianti dei rubano, dei ricchi che sprecano il pane che manca ai poveri.
    La ” busin” nasce prevalentemente nel periodo carnevalesco.
    Gli aggettivi sono sempre al superlativo: il buono buono per tutti, il cattivo veramente un malvagio.Nella semplicit dei suoi sentimenti il popolo non ammette vie di mezzo: o si buoni o cattivi, come tali si agisce e si racconta.
  • Accanto alla ” busin” vanno posti i ” canti di maggio “.
    Gli uni come l’altra vanno scomparendo con il mutare degli anni e con lo scomparire delle tradizioni, l’urbanesimo, il cinema, la radio e la televisione hanno frantumato il sereno raccoglimento che univa i contadini nelle sere primaverili o nelle notti estive sull’aia a cantare le nostre pi belle canzoni o a ballare al lume fresco della luna la ” monfrina”.
  • Il Monferrato ricco di leggende, possiamo dire che ogni paese ed ogni castello abbia la sua.
    Ricordiamo quella di Gagliaudo (il salvatore di Alessandria); di S. Baudolino ( il patrono di Alessandria ); di S. Francesco ( che ripeté in Alessandria il miracolo del lupo di Gubbio ); della regina Pedoca ( una regina tedesca che nata dalla fantasia del popolo, avrebbe assediato Alessandria ) di Sant’alessio e della sua contrastata vocazione al sacerdozio; di S. Pietro che dall’alto delle mura che circondavano Alessandria avrebbe spaventato ed allontanato i soldati di Barbarossa; di S. Secondo, protettore di Asti che rinnov per la sua citt il miracolo di S. Pietro in Alessandria; del castello di Camino e del suo fantasma che nella notte di S. Giovanni passeggia sulle mura; del tiranno di Frassinello, che si scaldava i piedi nel sangue delle sue vittime; di Lustria, una mitica città sotteranea che, nei pressi di Villadeati, nasconde ancora, secondo la leggenda fastosi tesori; di Casorzo e del suo pozzo col tesoro.
  • Ricordiamo anche le danze ed i balli, che sono una delle manifestazioni pi personali dei popoli. Il Monferrato ha la ben nota ” Monfrina” una danza che derivata dalla ” Correnta “, ha un’allegria contagiosa che denuncia l’ottimismo spirituale del nostro popolo.
    Il costume tradizionale monferrino non ha nulla da invidiare ai pi ricchi costumi della Val d’Aosta e della Val Sesia e può così identificarsi:
    gonna blu-viola, corpetto verde, fazzoletto a scialle e grembiule greggio, cappellina di paglia a nastro verde allacciata sotto la gola. Anche qui si nota un già buon gusto, un felice accostamento di colori.

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